Smart working prolungato all’estero esclude il regime degli impatriati

30 Settembre , 2021

L’Agenzia delle Entrate, con interpello n. 621 del 23 settembre c.a., ha esaminato il caso di un lavoratore olandese dipendente di una società italiana che per la maggior parte del 2020 ha svolto l’attività lavorativa in smart working dall’estero.

Al riguardo, l’Agenzia ha precisato che la società italiana non può applicare l’agevolazione fiscale sugli impatriati (articolo 16, comma 1, del Dlgs n. 147/2015) ai redditi erogati al dipendente olandese assunto in Italia che per la maggior parte del 2020 ha svolto l’attività lavorativa in “smart working” nel suo Paese in quanto l’attività lavorativa non è stata svolta prevalentemente in Italia come prevede la normativa.

L’Agenzia chiarisce che per “luogo di prestazione” dell’attività lavorativa, nella particolare ipotesi dello smart working, rileva il luogo dove il lavoratore dipendente è fisicamente presente quando esercita le attività per cui è remunerato.

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